sabato 1 luglio 2017

Adam Lambert prende posizione sul singolo glam-rock Two Fux

“Se pensi che quello che faccio e come vivo è troppo, a me non importa davvero due ca**i'', Adam Lambert afferma nel suo nuovo singolo intitolato di proposito Two Fux.
L’inno pop dal tono di sfida, scritto in collaborazione con Sarah Hudson e Ferras, Big Taste e Tre Campbell, parla di un Glambert trentacinquenne che sfoggia una sicurezza in se stesso appena trovata, ammettendo che “la gente pensa che venga da Marte” prima di fare spallucce concludendo con “che importa?”

La nuova musica di Lambert ha avuto un enorme sviluppo dall'album The Original High del 2015, sia dal punto di vista delle sonorità che dei testi. Ha abbandonato la narrativa del “volere di più” e sposando la filosofia del “va bene così com’è”. Nel singolo di apertura, Adam ripeteva il cupo verso “Il mio cuore è una città fantasma”, - con la produzione euro-pop di Max Martin - un grido ormai lontano dalla Two Fux di oggi, piena fino al midollo di produzione glam anni settanta. “Nessuno mi capisce quanto me”, dice oggi Lambert con naturalezza.
Al momento in tournée in giro per il mondo con i Queen, Lambert è passato da finalista di American idolo a icona rock quel, indossando i panni del frontman Freddie mercury ogni notte con la sua voce potente e i magnetici capelli rosso fiamma. Fiancheggiato dal batterista Roger Taylor e dal chitarrista Brian May, canta classiche hit della band - We Will Rock You e Another One Bites The Dust - e anche suo materiale originale, tra cui Two Fux, che sembra quasi una canzone perduta dei Queen.

OUT Magazine ha incontrato Lambert questa settimanale parlare della creazione del suo nuovo singolo, che sfida lo status-quo e rivisita le sue radici slam-rock

Dal punto di vista del testo, come è venuto fuori Two Fux?
La canzone è nata con Sarah Hudson e Ferras, due miei cari amici. Li conosco da anni e abbiamo scritto insieme parecchie volte. Questa è la prima in cui è venuto fuori qualcosa di concreto, in cui mi sono detto “Ecco, pubblichiamola”. È grandioso perché ogni volta che siamo in studio insieme, escono fuori risate e assurdità. Ci divertiamo molto insieme.

Ferras è un autore queer e Sarah Hudson è una famosa alleata LGBTQ. Perché è stato importante lavorare con loro in questo momento?
Stavolta ho visto le cose in maniera differente. Non voglio dire che l’ultimo mio processo creativo sia stato del tutto negativo, perché amo The Original High e mi è piaciuto lavorare con Max Martin, ma sono tornato dall'Australia dopo aver fatto il giudice in X-Factor sentendomi molto creativo, per cui ho cominciato a parlarne con alcuni miei amici autori. Sarah e Ferras erano due di questi e io dicevo loro “Sì, dai, facciamolo per divertimento, senza pressione”. È stato tutto molto poco ufficiale, e questo è stato qualcosa di davvero carino. Ha dato al progetto quell'energia molto fattiva, una specie di riflessione su dove io mi trovi in questo momento.

In che modo Two Fux parla di come ti senti mentalmente parlando?
Two Fux, per me, riassume un po’ tutto. Ho scritto molto in passato riguardo al ricercare quella prima scintilla - cercavo qualcosa che non era alla mia portata. Ora, con questo progetto, mi trovo ad un punto della mia vita in cui dico “Sai cosa? Mi sta bene”. Farò quello che mi sento di fare senza chiedere scusa perché lo faccio - non cercherò di cercare il consenso del pubblico a tutti i costi. Penso che tutti abbiamo dei momenti di alti e bassi in cui cerchiamo di capire a che punto ci troviamo, e io in questo preciso momento mi trovo a sentirmi molto più sicuro di me stesso.

Che cosa nella tua vita ti ha portato a sentirti così?
L’età ha certo avuto a che fare con questo. Ho assistito a cicli ricorrenti - cose che vanno e vengono, mode che si avverano, movimenti che prendono il via. In questo momento si sta affermando un movimento, iniziato con la visibilità per i transessuali e la fluidità di genere, e altre cose di cui siamo diventati consapevoli, un movimento che ha portato tutto ciò all’attenzione dell’opinione pubblica. Lo trovo molto liberatorio. Sento che ora si racconta e si parla di cose su cui ho delle forti opinioni, la gente comune si sta sintonizzando su qualcosa che per me è molto eccitante e credo di poter dire la mia nelle discussioni in corso su questi argomenti.

Perché Two Fux è una forte introduzione a quello che è ill più ampio progetto a cui stai lavorando?
In pratica è una dichiarazione di intenti. Il ritornello, in particolare: “Se pensi che quello che faccio e come vivo è troppo, a me non importa davvero due “ca**i”. Sai, il mondo in cui oggi viviamo fa un po’ paura. C’è molto odio là fuori e molta negatività. Il nostro paese è diviso politicamente e socialmente. Quindi, essere in grado di pubblicare una canzone che dice “Guarda, a te posso anche non piacere, ma io non mi lascerò abbattere da questa cosa, non lascerò che la cosa mi rovini la giornata. Fai e sarò me stesso”. Credo che la gente abbia bisogno di questo tipo di energia. A me fa piacere ascoltarla e spero che faccia star bene anche gli altri. Non si prende troppo sul serio - il testo è folle e assurdo - e io penso che darà alla gente una ragione per sorridere.

L’hai già cantata dal vivo con i Queen. Com’è stato?
È stato grandioso. Ho potuto far ascoltare a Brian May e Roger Taylor una parte del materiale su cui sto lavorando e dopo avergli mandato Two Fux mi ha richiamato immediatamente dicendo “Non riesco a togliermela dalla testa. L’ho ascoltata una sola volta e già non se ne va via”. Io gli ho risposto “È un buon segno, non trovi?”. Abbiamo cominciato a parlarne e abbiamo deciso di suonarla durante il tour. La canzone ha un certo sapore glam, e quindi per la band non è stato troppo complicato adattarsi.

Pensi che i Queen siano una sorta di mentori per il processo creativo del nuovo album?
Mi ispirano e amo ascoltare le loro opinioni, ma la canzone era già praticamente pronta quando l’ho eseguita davanti a loro. Questo è il mio progetto. Mi  piace essere ospite onorario dei Queen, e capita che vada in tour cantando le canzoni che li hanno resi un’icona della musica, ma ho anche bisogno di avere progetti personali per la mia creatività. Nello spirito dei Queen è questo il modo in cui hanno creato la loro musica. Molte delle loro canzoni sono state scritte dai singoli membri della band - Freddie scrisse un bel po’ di grandi hits e che Roger e John. Penso che loro comprendano in pieno quella spinta a far sentire la propria voce individuale oltre al resto.

In che modo pensi che Two Fux si colleghi al resto della tua produzione discografica?
Penso che, dal punto di vista dei fans, loro siano eccitati perché molte delle influenze nel mio nuovo progetto tornano un po’ alle mie radici. Ho fatto molta sperimentazione sonora - Trespassing aveva un suono electro pop, e The Original High aveva un sound dark Europeo. Questo nuovo progetto ritorna al glam rock con cui mi sono identificato all’inizio. In esso si sente molto l’influenza degli anni Novanta, Ottanta e Settanta. Le mie icone sono Freddie Mercury, Prince e George Michael - sono questi gli artisti che ho cominciato a riascoltare alla fine dello scorso anno per non ascoltare quello che andava di moda o la Top 40. Mi ero un po’ stufato delle sonorità che stavano usando tutti, quindi sono tornato al motivo principale per cui volevo fare musica. E' come un cerchio che si chiude, la mia interpretazione del rock moderno.

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